venerdì 27 luglio 2012

Incontri del terzo tipo: qualche ora con un quattrenne

Ieri il mio capo ha portato in ufficio il nipotino di quattro anni.
E che sarà mai? E' entrato dicendomi "Mamma qualsiasi lascia perdere il lavoro, non è importante, aiutami".
E cosa potevo fare? lasciare il bimbo in balia di un nonno non troppo abituato a correre dietro a bambini così piccoli?
E allora per qualche ora mi sono ritrovata a fare la baby sitter come ai tempi dell'università, scoprendo ahimè, di essere completamente fuori esercizio.
Il bimbo, nell'arco di credo tre ore, ha voluto (nell'ordine): procurarsi delle matite colorate per l'album che si era portato da casa (quindi tappa con bimbo al seguito al negozio di cinesi più vicino), mangiare un gelato, colorare 3 figure del suddetto album, giocare a memory, appiccicare gli adesivi trovati come inserto nell'album sui fogli della stampante, sdraiarsi sulle poltrone dell'ufficio e farsi raccontare delle storie.
Alla fatidica domanda del bimbo "Mamma qualsiasi, mi racconti una storia?" ho sorriso baldanzosa. Io, accanira lettrice fin da quando ho imparato le lettere dell'alfabeto, io cultrice e collezionatrice di tutti i cartoni animati della Disney. Io, che più raccontavo e più mi rendevo conto che non mi ricordavo più alcune parti salienti di storie vecchie come il mondo come Cappuccetto Rosso e i Tre porcellini.
E il bimbo ascoltava, contento, e io mi illudevo che, nonostante le parti mancanti, cadute nell'oblio, la storia risultava credibile e io, nei panni di raccontafavole, ancora di più.
E invece, immancabilmente, a ogni "e vissero felici e contenti" il bimbo mi faceva notare che mi ero dimenticata di un pezzo, e me lo raccontava lui. Frustrante. Roba da sentirsi vecchie.
E pensando al mio ranocchietto che fa capriole nella mia pancia, mi consolo sapendo che ho ben sette mesi di tempo per imparare a memoria l'intero repertorio fiabesco.

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