martedì 5 marzo 2013

Rinascere mamma


Eccomi qui..nella nuova veste di mamma.
Il 16 febbraio alle 5.24 di mattina è nato Chicharito, 49,5 cm per 3,660 chilogrammi.
Oggi ha già 16 giorni. Sono stati giorni molto intensi e molto faticosi, tanto che solo ora riesco a collegarmi e scrivere.

Venerdì 15 alle 18.00 mi sono presentata al pronto soccorso ginecologico della Mangiagalli per essere ricoverata per l’induzione. Le ore precedenti sono stati piene d’ansia, perché non sapevo cosa mi attendeva, come sarebbe stato.
Mi hanno fatto una prima visita e mi hanno ricoverata in una stanza pre travaglio a pochi passi dalle sale parto. In stanza con me una ragazza filippina, che poi sarà anche mia compagna di stanza in maternità.
Ho mangiato qualcosa e alle 20.30 mi hanno fatto la visita e mi hanno fatto lo scollamento delle membrane. Non ho ancora capito bene in cosa sia consistito, so solo che mi ha fatto male e ho avuto l’impressione che le dita del ginecologo dov’essero uscirmi dalla gola.. Comunque.. appena fatto lo scollamento mi si sono rotte le acque, e ho pensato.. “Ok, da adesso non si torna più indietro” .. che pensiero assurdo.. come se in altri casi avessi potuto dire “No ci ho ripensato ci vediamo il mese prossimo”.
Nel giro di un paio d’ore mi sono iniziati un po’ di dolori. Ero arrivata in ospedale già dilatata di 2 centimetri, e all'1.00, quando mi hanno portata in sala parto ero di circa 5/6.
In sala parto i dolori sono aumentati tantissimo, tremavo in modo incontrollato tanto che ho chiesto una coperta e dopo poco l’epidurale. Visto il mio problema di salute erano tutti in preallarme, quindi l’anestesista è venuto immediatamente.

Propongo di fare santo o santa l’inventore dell’epidurale! A parte un pochino di fastidio quando mi hanno inserito la cannula (paragonabile a un prelievo), è proprio come avevo letto. Appena mi hanno iniettato il liquido ho sentito la sensazione di acqua fredda che mi scivolava lungo tutta la spina dorsale, e in neppure 10 minuti non ho sentito più nulla.
Avevo le gambe e il sedere intorpiditi e non sentivo praticamente più le contrazioni, che erano comunque irregolari. Ad un certo punto l’effetto dell’epidurale è finito, e l’anestesista è venuto subito a rifarmela. Che male quei minuti di contrazioni “normali”. Ma ero pazza a pensare di fare un parto senza epidurale??
Mi sono dilatata velocemente  e quando l’ostetrica mi ha visitata mi ha detto “Ormai è nato”. Ho chiesto che venisse lasciato il cordone finchè non smetteva di pulsare.
Sono iniziati tre quarti d’ora di spinte. Mi sembrava che non volesse uscire, finchè mi sento dire “La testa è fuori”. Che strana impressione sentire quel testino (anzi testone) in mezzo alle gambe. Ancora qualche spinta e mi sono ritrovata Chicharito sul petto, sporco, urlante, scuro in volto, molto incazzoso (probabilmente non ha apprezzato lo sfratto). Erano le 5.24. E sono rinata mamma.
E’proprio vero, l’emozione di avere il proprio bimbo tra le braccia fa dimenticare immediatamente ogni dolore, ridevo e piangevo felice e non sentivo i punti che intanto mi mettevano.
Hanno lavato e vestito Chicharito, me l’hanno appoggiato un paio di minuti sul petto e poi me l’hanno portato via, al nido, per tenerlo da subito sotto controllo.
Sono rimasta sola, nel corridoio, mentre Mister Play Soccer seguiva l’infermiera e Chicharito al nido. Sono stata messa nella saletta dove di solito si sta un paio d’ore con il proprio bimbo per lo "skin to skin", da sola, e poi con Mister Play Soccer. Ho pianto tanto, perché avrei voluto averlo li con me, ma so benissimo che è stato meglio così, che venisse subito controllato. L’ho potuto rivedere solo dopo circa 4 ore, dopo che sono salita in reparto, mi hanno visitata, ho tentato di alzarmi, mi sono dovuta sdraiare perché stavo svenendo, finchè, Mister Play Soccer è andato a procurarsi una sedia a rotelle per portarmi in un modo o nell’altro da Chicharito.
L'ho trovato tra i bimbi prematuri e quelli sotto stretta osservazione, con il cavetto per l'elettrocardiogramma legato al piedino. Ho voluto provare a attaccarlo al seno, e si è attaccato subito, con mio grande sollievo. Avevo infatti paura che dopo tutte quelle ore avrei avuto difficoltà.
Quante lacrime di gioia ho versato stringendolo a me. Gurdavo in continuazione i piedini, che mi hanno tirato un sacco di calci, e quelle manine, strette a pugno, come a dire "Mamma, tra le mie mani stringo ormai un pezzetto del tuo cuore".

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